Catterina – Un libro di Laurana Lajolo
17 November 2002
Ci sono tutti gli ingredienti di una grande saga familiare in Catterina, il romanzo di Laurana Lajolo, che è l’omaggio all’«anello forte» della famiglia contadina, riprendendo il titolo di un libro di Nuto Revelli, le donne che nella società patriarcale rappresentano il nerbo della famiglia contadina.
La vicenda di Catterina è esemplare, ma non ci si trova davanti a un racconto didascalico. Le sue vicissitudini sono avvincenti, attraversate da un ventaglio di passioni anche violente, che toccano profondamente. Il racconto abbraccia quattro generazioni di donne, segnate dagli avvenimenti storici che intervengono nelle loro vite. I quattro personaggi femminili sono la protagonista Catterina, la nuora Assunta, la nipote Caterina e sua figlia Valeria, che è di oggi e come personaggio appena accennato sottolinea il senso della continuità della genealogia al femminile.
Sono quattro personaggi che danno corpo e sentimenti alla storia raccontata, ma danno anche conto, nella differenza delle loro scelte, all’evolversi della condizione femminile fino ai giorni nostri. Gli uomini del romanzo sono delineati dai sentimenti che le donne riversano su di loro. Lo scenario è quello del Monferrato, in cui non si stenta a riconoscere il paesaggio e l’ambiente del paese della famiglia di Laurana Lajolo – figlia di Davide Lajolo scrittore e biografo di Cesare Pavese -, marcato dall’onnipresenza della vigna, costruita dalla fatica umana. E’ uno scenario molto vivido, favorito da una prosa fluida ed essenziale.
Catterina è donna dell’Ottocento, segnata giovane dalla morte del marito, che riesce a crescere i suoi due figli, conservando per il primogenito Gabriele le terre e la casa, nonostante i debiti. La famiglia finalmente prospera, ma Gabriele, ormai sposato e con una figlia piccola, deve andare alla prima guerra mondiale e, al ritorno, muore di febbre spagnola a trent’anni, seguito, nell’arco di una settimana, dalla sorella, anche lei contagiata. Catterina, straziata da quelle morti, ripone tutte le sue speranze nella nipote Caterina, ma il contrasto con la nuora Assunta, che non si sottomette alla suocera e decide di risposarsi, diventa insanabile.
Il conflitto mette in evidenza la durezza della cultura contadina, che non esita a fare causa tra parenti per l’eredità e, in questo caso, per la tutela della nipote. Catterina è sconfitta dalla legge, ma mantiene vivo il legame di sangue ancestrale con la nipote, che ha molto della sua personalità. La giovane Caterina diventa una donna forte e libera, che vive e lavora in città. Il suo unico grande amore è per Valerio, antifascista e partigiano, che muore in un’imboscata per salvare la vita ai suoi compagni.
Caterina fa nascere la figlia che aveva in grembo, le dà il nome del padre, Valeria, ma per legge, non essendo sposata, il cognome è il suo, Liserti. Valeria è un segno di speranza, perché come diceva Catterina, “fin che c’è un germoglio la pianta non muore”. Caterina ritorna al paese ad occuparsi della sua proprietà e educa la figlia con orgoglio e dignità. Dopo la sua morte Valeria, ormai adulta, ritornerà nella vecchia casa e ricomporrà la storia della vecchia Catterina e della sua famiglia.
Laurana Lajolo si misura con il romanzo per la prima volta. Docente di filosofia, organizzatrice culturale, saggista, negli ultimi anni si è occupata di didattica della storia contemporanea e di formazione degli insegnanti, approfondendo i temi del rapporto tra memoria e storia contemporanea. Tra le sue opere più significative Gramsci un uomo sconfitto (1981), La guerra non finisce mai (1993), I ribelli di S. Libera (1995).