Ecomemoria | Contro la violazione dei diritti umani
11 October 2003
L’albero desaparecido – Il Manifesto, 9 marzo 2003
Gli esuli cileni ricordano il loro olocausto. Anche in Italia una pianta per ogni vittima di Pinochet. A 30 anni dal golpe. Sono quattro i comuni italiani che hanno già aderito all’iniziativa “EcoMemoria” nata in Inghilterra: Rivalta Bormida, Novi Ligure, Ovada e Alessandria
EMANUELE GIORDANA*
A trent’anni di distanza dal golpe del ’73, la diaspora cilena in Europa, la stessa che si mobilitò quando Pinochet venne arrestato in Gran Bretagna nell’ottobre del ’98 e rischiò di essere processato per crimini contro l’umanità, ha deciso che anche i cileni hanno diritto a ricordare il loro Olocausto. E l’omaggio alla memoria delle migliaia di assassinati durante la dittatura (ufficialmente più di tremila persone oltre a un migliaio di scomparsi) è diventato un progetto che sta attraversando l’Europa e che adesso approda anche in Italia.
Si chiama «EcoMemoria» e nasce dall’idea di piantare un albero per ogni cileno desaparecido o ucciso dalla dittatura. In molti casi associandolo a vittime che avevano nome e passaporto europeo. L’idea è nata in Inghilterra, dove la diaspora è molto attiva, ma si è sviluppata subito anche in altri paesi europei tra cui il nostro.
Il segmento italiano di Ecomemoria è per ora piemontese. Anche perché è in Piemonte che abita Vicente «Urbano» Taquias, uno dei fondatori del Comitato esuli cileni in Italia e uno dei più attivi della diaspora nel Belpaese. Già quattro comuni hanno aderito all’iniziativa: Rivalta Bormida, Novi Ligure, Ovada e Alessandria. «Cominceremo a Rivalta domenica – dice Urbano – piantando alberi per Albano Fioraso Chau, di origine italiana, e per Manuel Taquias Segundo Vergara».
Manuel Taquias è il fratello di Vicente. Entrambi erano oppositori della dittatura ma Vicente riuscì a saltare il muro dell’ambasciata italiana di Santiago, arrivando poi nel nostro Paese. Manuel cascò invece nella rete di Pinochet. Ma non per questo è stato dimenticato. E fu proprio Vicente che, per primo, denunciò Pinochet in Italia nell’ottobre del ’98, pochi mesi dopo il fermo del generalissimo a Londra. Denuncia che la Procura di Milano non accolse.
Fu sempre Vicente, in seguito, a darsi da fare col Comitato esuli perché l’Italia, sulla base dei nostri connazionali scomparsi in Cile, si unisse al giudice spagnolo Garzon per citare in giudizio il dittatore. Ma anche se secondo diversi documenti sarebbero oltre una trentina gli italiani uccisi dalla dittatura, l’inchiesta riguarda però solo i casi Montiglio, Venturelli, Majno e Donato. E dalle carte sinora raccolte non è ancora uscita nemmeno una comunicazione giudiziaria per responsabili e mandanti.
L’inchiesta condotta dal magistrato Giancarlo Capaldo ha anzi finito per accumulare polemiche, visto che un’eventuale incriminazione per Pinochet avrebbe ormai poco più che un valore simbolico.
Il progetto EcoMemoria ha anche un obiettivo ambizioso: raccogliere fondi per acquistare un terreno in Cile dove creare un vero e proprio Parco. Un enorme bosco dedicato alle vittime della dittatura. Sarà solo una delle tante iniziative che ricorderanno, da qui a settembre, una delle pagine più buie della storia del continente. Come il concerto con gli Inti Illimani organizzato per aprile a Roma dal «Comitato memoria e giustizia per il Cile».
*Lettera22