Senti le rane che cantano. Canzoni e vissuto popolare della risaia di Franco CASTELLI, Emilio JONA, Alberto LOVATTO
4 September 2005
Senti le rane che cantano
Canzoni e vissuti popolari della risaia
Franco CASTELLI, Emilio JONA, Alberto LOVATTO
Il mestiere della mondina sembra appartenere a un passato lontanissimo; un ritratto uscito dall’album di ricordi di un’altra Italia, povera e umile. Ma è una stagione recente, che risale fino agli anni Cinquanta del Novecento; anni in cui tante giovani donne di estrazione contadina lasciavano i paesi di Veneto, Emilia e Lombardia per trasferirsi in Lomellina, Novarese e Vercellese, dove svolgevano lavori stagionali nelle risaie.
Lavoro duro, ma anche prima esperienza umana e professionale al di fuori del contesto familiare, determinante nel processo di emancipazione e consapevolezza personale.
Castelli, Jona e Lovatto hanno raccolto il vasto patrimonio di canti delle mondine, variegato specchio di un modo di essere e di una cultura in cui si intrecciano coscienza di sé, di classe e politica. I tipi e le funzioni del canto in risaia sono molteplici: si tratta di un canto di squadra che distoglie dalla ripetitività dei gesti di lavoro e dalle fatiche, le allevia e spesso ne segue il ritmo, occupa la mente, si fa pedagogia politica e diffonde elementari principi di propaganda sociale, di proselitismo socialista, realizzando una sorta di autocoscienza di gruppo.
Peculiarità di questi canti è l’ambiguità tra costrizione del lavoro e libertà di essere altrove, lontane dalle censure e costrizioni della comunità contadina di origine, in un insolito intreccio di fatica e piacere. Il canto di monda, infatti, non ha la tristezza del canto di filanda o di officina ed è invece in prevalenza segnato da una vitalità, una positività, una speranza poco comune nel canto popolare tradizionale.
La donna in risaia guadagnò spazi di autonomia individuale e assunse ruoli sociali nuovi che il canto registra e trascrive; la mondina rivestì ben presto una funzione emblematica e mitologica di donna libera e combattiva, e i suoi canti, anche al di fuori del contesto originario, in concerti e manifestazioni teatrali, hanno continuato a testimoniare questa dimensione umana e politica.
PREMIO ROBERTO LEYDI
Motivazione della Giuria del Premio Costantino Nigra 2005
(Castelnuovo Nigra, 13 novembre 2005)
Franco Castelli, Emilio Jona, Alberto Lovatto, Senti le rane che cantano. Canzoni e vissuti popolari della risaia, Roma, Donzelli Editore, 2005.
Il lavoro delle mondine nelle risaie del Novarese, del Vercellese e della Lomellina viene analizzato attraverso il ricchissimo repertorio del “canto di monda”, che per la prima volta trova nel volume “Senti le rane che cantano” una raccolta esaustiva e una interpretazione antropologica organica.
La ricerca di Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto – realizzata a partire dai materiali canori raccolti in risaia nel corso degli anni Cinquanta del Novecento da Sergio Liberovici ed Emilio Jona – costituisce non solo uno straordinario repertorio etnomusicologico, ma ricostruisce una pagina fondamentale e, per molti versi inedita, della storia e della condizione del mondo rurale della risaia. Mai come in questo caso canzoni e vissuti popolari sono uniti in modo inscindibile ed è grazie a questo libro che al canto delle mondine viene restituita tutta la propria peculiarità.
Il canto si innalza libero per alleviare e ritmare il lungo tempo del lavoro e per scandire ed allietare i brevi tempi del riposo. Un patrimonio espressivo che ha accompagnato e aiutato le tante donne che provenivano anche da campagne lontane per affrontare un tempo e uno spazio definiti dalla fatica e dallo sfruttamento, ad acquisire coscienza di sé, senso di appartenenza e solidarietà.
L’espressività femminile, il paesaggio sonoro e il paesaggio agrario – elementi fra loro indissolubilmente legati e qui resi presenti grazie anche ad un ricco e selezionato apparato iconografico – vengono ricomposti in una visione unitaria in cui il rapporto fra cielo e terra diventa lo specchio entro cui si riflette un mondo ormai esausto ma portatore di valori e di storie che definiscono ancora, il presente, il futuro dell’umanità.
La Giuria è quindi lieta di poter conferire il premio “Roberto Leydi” (prima edizione), riguardante gli studi di ambito etnomusicologico istituito in onore del grande studioso canavesano, a Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto per l’opera Senti le rane che cantano. Canzoni e vissuti popolari della risaia.