- Laurana Lajolo, Questo numero
- Laurana Lajolo, Brofferio e il popolo
- William Bonapace, Italia, Italie. Identità, diaspore e nuove cittadinanze dall’unità nazionale all’epoca della globalizzazione
- Luca Zanetti, Italia ’61. Giovanni Gronchi alle Camere. Considerazioni su un discorso politico
- a cura di Carlo Greppi, 2011. Ripensare gli anniversari. Intervista a Walter Barberis e Giovanni De Luna a proposito della mostra “Fare gli italiani”
È uscito il numero 50 del Quaderno di Storia Contemporanea
12 January 2012
Unità celebrata è il titolo del cinquantesimo numero del Quaderno di storia contemporanea, il secondo del 2011, edito in questi giorni dal nostro istituto e dalla casa editrice Falsopiano con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
Pensato come un contributo alla riflessione storica sul Risorgimento e al centocinquantesimo anniversario della nostra Unità nazionale, questo numero monografico della nostra rivista offre un quadro del dibattito storiografico attuale in merito e tenta un primo bilancio delle celebrazioni di quest’anno, nazionali e locali, confrontandole con quelle del passato.
Intervista a Laurana Lajolo
Finisce l’anno del Risorgimento e l’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria (Isral) stende un bilancio a tutto campo su questi 150 anni con il volume dal significativo titolo ‘Unità celebrata’ del suo ‘Quaderno di storia contemporanea’. Un lavoro a cui hanno partecipato numerosi studiosi e che permette di valutare quanto è avvenuto nel corso del 2011 sotto ogni profilo, sia dal punto di vista nazionale che locale. Laurana Lajolo, direttrice della pubblicazione, spiega finalità e risultati di questo ‘Quaderno’.
‘Unità celebrata’ è il titolo di questa pubblicazione. Come sono stati trattati questi 150 anni?
Questi 150 anni sul piano dell’approfondimento storico hanno prodotto poco. Si è fatto molto come romanzi, divulgazione e film ma poco come storia ragionata. Inoltre alcune componenti del Risorgimento sono risultate completamente trascurate: è stato così per i repubblicani e anche per il mondo cattolico, proprio non preso in considerazione.
Unico protagonista osannato è stato Cavour per la sua grande abilità diplomatica. Quindi credo che la nostra rivista abbia un suo interesse anche per avere dato spazio a questi aspetti che sono stati trascurati. Grazie al professor Malandrino abbiamo anche affrontato la questione delle interpretazioni del Risorgimento.
Questa pubblicazione ha avuto una gestazione piuttosto impegnativa.
Per noi è stato un lavoro di un anno. Il progetto è partito all’inizio del 2011 ed è diventato un vero osservatorio su quanto stava accadendo a livello locale e nazionale.
A livello nazionale chi è stato il protagonista di queste celebrazioni?
Direi il presidente della repubblica Giorgio Napolitano che ha affrontato con grande impegno i valori dell’unità del paese, incontrando una grande e inaspettata partecipazione popolare. I discorsi del presidente hanno risvegliato la coscienza nazionale, il senso di dignità degli italiani, l’etica pubblica: proprio quei valori innovativi che avevano guidato il complesso processo risorgimentale. D’altra parte, tutto il 2011 è stata caratterizzato da una ripresa di manifestazioni pubbliche per affermare valori etici e culturali e cambiare politica. Queste celebrazioni sono arrivate in una fase di transizione.
La storia viene spesso utilizzata nella vita pubblica e nella politica.
Diciamo che si fa sempre nelle commemorazioni un uso pubblico della storia. In questo caso, è stato fatto per rafforzare l’identità nazionale.
Sul piano locale?
In provincia, i comuni hanno partecipato a questa celebrazione, spesso legandola con mostre e altro al dato locale, ricordando personaggi e fatti connessi al luogo. Un discorso a parte va fatto per Torino che ha investito tantissimo su questi 150 anni e direi che è tornata la vera capitale del Risorgimento mentre nel 1961 era stata Roma al centro delle commemorazioni.
Altre differenze con le altre celebrazioni?
Nel 1911 il cinquantenario arrivò in un momento di grande entusiasmo per una nazione che stava vivendo la prime rivoluzione industriale. Nel 1961 c’era il miracolo economico. Questa volta la situazione era decisamente diversa.
Alberto Ballerino