Cosola inverno 1944
Cosola e il suo territorio, collocati in posizione centrale nell’area geografica e culturale delle Quattro Province, hanno vissuto, durante il rigido inverno del 1944, le conseguenze del terribile rastrellamento nazifascista, che sottopose il paese, i suoi abitanti indifesi, i partigiani in ritirata ad una sequela di uccisioni, di soprusi, di saccheggi, di stupri operati dalle feroci truppe antiguerriglia della 64° divisione Turkestan.
In tale frangente i partigiani riuscirono a salvare le proprie forze e a mantenere una presenza organizzata all’interno della zona occupata grazie alla loro determinazione e al sostegno generoso dei valligiani.
L’autore, attraverso il reperimento di informazioni e di testimonianze locali, rimaste per lo più ai margini della pubblicistica sul periodo, si è proposto di delineare il percorso di una comunità appenninica, che, forte della propria identità, ha affrontato l’esperienza dell’emigrazione, la fatica del lavoro della terra e della risaia, e che ha attraversato il fascismo e la guerra fino alla soglia dei cambiamenti epocali degli anni Sessanta del Novecento, che in qualche modo hanno segnato la crisi della tradizione culturale dei “muntagnè.”
Dalle vicende trattate emerge il quadro vitale di una popolazione di montagna che, pur segnata da limiti e da continue difficoltà, ha saputo mantenere vivo il senso antico della solidarietà contadina ed è stata d’aiuto a chi lottava per la liberazione comune.
Gian Luigi Pallavicini, Cosola inverno 1944, Recco – Genova, Isral – Le Mani, 2015