Quel giorno del Carlein
Quel giorno di Carlein non è reale
noi riuniti là, tu nell’androne non si osava dirla la parola nè ascoltarla, solo celebrarla. Era l’Idea, che non può morire “sarà quand cu sarà”, l’avevo scritto è l’esperienza che abbiam vissuto la nostra gioventù, e quella dopo. Abbiam cantato in coro “fischia il vento” non c’eri tu, stonato, ma ridevi parlando alla piazza, agl’amici ci siam sentiti vecchi d’improvviso. C’erano gl’altri, sì, pochi coi troppi uno le grucce, altri già imbiancati e Lei senza pietà, manco ai Ribelli la Lavandaia …lava i fazzoletti… Anche il pianeta Marte più vicino non so tu dove vai, se un sogno ha un luogo per noi ventenni c’era la speranza la nostra gioventù è giunta al dunque? La meglio gioventù abbandonata in fuga il re e i capi quel settembre noi i dispersi in patria, altrove dei giovani braccati, da immolare. La nostra fu la scelta di coscienza contro i delitti armati da follia necessità, che non aveva legge se non quella morale, disattesa. Tu non dovevi andare d’improvviso senza le nostre mani a dar l’addio ciao Carlein, noi ti ringraziamo ancora le ceneri a gloria dei Ribelli.
15 settembre 2003 |