La divisione Mingo
Nell’aprile del 1944 le formazioni partigiane dislocate sull’appennino ligure-piemontese furono travolte da un rastrellamento di vaste proporzioni ad opera delle forze nazifasciste.
Fu una strage concepita e voluta solo dalle truppe germaniche? O vi furono responsabilità precise anche della Guardia Nazionale Repubblicana e del Capo della Provincia di Alessandria? In queste pagine, grazie a documenti inediti, ci sono risposte concrete anche a questi interrogativi.
I terribili esiti del rastrellamento, ricordato come l’eccidio della Benedicta, lasciarono lutti e dolori tra la popolazione e ferite indelebili nell’immaginario collettivo.
Dalle ceneri di quelle bande che i nazifascisti volevano distruggere nacque, nei mesi successivi, la Divisione Mingo, che continuò a operare, in virtù del suo stretto rapporto con le popolazioni, in un territorio morfologicamente poco adatto alla lotta partigiana.
Questo conferì alla formazione garibaldina una singolare unicità nel panorama resistenziale ligure e piemontese, che si espresse non solo in guerra di liberazione nazionale contro i nazifascisti, ma contemporaneamente e forse più concretamente, in difesa del proprio territorio e della propria gente.
Gabriele Lunati, La divisione Mingo, La Mani- ISRAL, Recco 2003