«Questo libro narra di cinque guerriglieri della Brigata Arzani, ma è la storia di tutti i partigiani della montagna»: è l’avvertenza posta in epigrafe.
L’autore, nell’intreccio stretto di memoria personale ed elaborazione letteraria, rievoca l’esperienza partigiana non solo come un’avventura individuale, ma come una prova collettiva, corale, i cui attori erano giovani di origine, educazione, idee, cultura diversi.
Perciò accanto agli avvenimenti più noti dell’attività politico-militare della brigata garibaldina, che agì nei territori del Tortonese e dell’Appennino ligure-piemontese, hanno posto anche aspetti più problematici, come le lacerazioni che attraversavano i gruppi e le formazioni nelle scelte militari, nelle rivalità tra comandanti. Ma soprattutto prende campo una condizione vissuta nell’accettazione del rischio, della violenza e della morte. Animata da ideali, speranze, dubbi, paure e sentimenti di generosità, da nostalgia della casa, da desideri di amicizia: da voglia di futuro.
Il libro, apparso nel 1965, nel ventennale della Liberazione (con in appendice le pagine di Piero Borgarelli, protagonista anch’egli di quei fatti, sull’azione del CLN a Tortona), è ora ripubblicato con l’arricchimento di una scelta di disegni, a inchiostro o ad acquarello, in cui ritornano scene, momenti emblematici della vicenda partigiana. Sono opere dello stesso Beppe Ravazzi, che della memoria dell’esperienza ha mantenuto intatta la forza emotiva sia nella pagina scritta sia nell’allusività del segno grafico.
Beppe Ravazzi, nato ad Alessandria nel 1915 e morto a Tortona nel 1989, è stato uno dei protagonisti della battaglia di Pertuso dell’agosto del 1944, esemplare momento di eroismo resistenziale.
Come Ulno comandò il SIP (servizio informazioni e polizia) della Brigata “Arzani” e come Ulno Marino dopo la Liberazione firmò i numerosissimi disegni a china ed acquerello ispirati alla sua esperienza di partigiano.
Il percorso politico successivo fu sempre caratterizzato dall’amore per la libertà sviluppato all’interno dell’esperienza dell'”Arzani”.