Il progetto “La Memoria delle Alpi” intende studiare, rappresentare e trasmettere, in particolare alle giovani generazioni, la memoria collettiva riferita al territorio delle Alpi fra Italia, Francia e Svizzera nella sua dimensione transfrontaliera.
È stato sviluppato il concetto di memoria di una particolare area geografica nelle sue diverse declinazioni: memoria fisica del territorio stesso (la sua storia naturale, la sua morfologia, ecc.), memoria dell’insediamento umano con le sue opere più durature e gli effetti del lavoro sull’ambiente ed il paesaggio, memoria storica di determinati periodi ed eventi che hanno lasciato un segno più profondo, sia nel ricordo delle popolazioni di quei luoghi, sia nel più vasto immaginario collettivo.
Nella prima fase, che si sta concludendo, il progetto si è articolato in due sezioni principali, riferite rispettivamente alla dimensione storica e alla dimensione storico-etnografica.
La sezione storica della rete museale – intitolata I Sentieri della Libertà
È dedicata al periodo della persecuzione antiebraica, della Seconda guerra mondiale e della Resistenza, 1938-1945, in quanto periodo denso di memorie di grande valore morale e educativo e in grado di trasmettere un forte messaggio di identità: le Alpi da territorio di frontiere e di guerra a luogo di salvezza e di solidarietà, terreno di lotta comune per la dignità dell’uomo e per la libertà, da confine di divisioni e conflitti fra popoli nemici, o presunti tali, a riferimento e simbolo della nuova unità europea.
La sezione storico-etnografica – sulla costituzione di Centri di documentazione sulla cultura materiale nelle aree alpine
La sezione storico-etnografica è incentrata sulla costituzione di Centri di documentazione sulla cultura materiale nelle aree alpine, a supporto dei musei etnografici e di realtà analoghe diffuse nei territori interessati.
Tali centri devono fornire le necessarie basi scientifiche alle realtà locali, diventare punti di riferimento per il censimento, la catalogazione, la conservazione e l’esposizione dei beni materiali ed immateriali collegati alla storia e alla tradizione locale, nonché per la formazione del personale coinvolto.
In generale, il progetto intende quindi rispondere a una delle sfide poste dal processo d’integrazione europea, proponendo le aree transfrontaliere delle regioni alpine quale laboratorio per un nuovo rapporto con la storia del XX secolo.
I traumi connessi alle tragedie vissute dalle popolazioni europee nel secolo dei totalitarismi, delle guerre mondiali e dei genocidi hanno lasciato un’eredità di memorie divise, che sopravvivono malgrado il trascorrere delle generazioni. Ferite non ancora cancellate presso alcuni, oblio o indifferenza presso altri, minacciano di prolungare la stasi di un “passato che non passa”.
I segni che rinviano a quelle vicende, a loro volta, rischiano di diventare luoghi di una memoria congelata da una parte, tracce destinate a sparire dall’altra. L’appartenenza ad un nuovo contesto più ampio, non più solo nazionale, non può coesistere né con il preconcetto, né con l’ignoranza.
Appare invece necessario che la formazione di una coscienza europea si fondi sulla conoscenza di ciò che ha diviso, ma anche di ciò che ha unito i popoli, sollecitando l’attenzione alla storia delle comunità, il confronto con lo sguardo degli altri, l’incontro.
Il progetto nasce dall’intesa di istituzioni territoriali e culturali delle regioni transfrontaliere di tre Paesi – Francia, Italia e Svizzera – che propongono di considerare le Alpi, dal Mar Ligure al Canton Ticino, come un unico, vasto “museo diffuso” nel cuore dell’Europa, disseminato di segni di una storia millenaria, da cui risalta il carattere peculiare di questo territorio: crocevia di incontri, scambi, partenze e ritorni di emigranti, ma anche centro di culture diverse, luogo di accoglienza e rifugio, talora anche di guerra e di morte.
Una frontiera “mobile”, come è stata definita, sempre permeabile ai passaggi di uomini e di idee, ma in grado di salvaguardare spazi di culture autoctone, non dipendenti dai confini politici e militari ridisegnati nel corso dei secoli.
Considerata in questo contesto assai ampio e in una dimensione di lungo periodo, la storia del periodo 1938 (emanazione delle leggi razziali in Italia) – 1945 (fine della Seconda guerra mondiale) mette in evidenza quanto abbiano inciso la geografia stessa e la cultura delle regioni alpine in rapporto alle persecuzioni politiche e razziali, alle vicende belliche, ai movimenti di resistenza militare e intellettuale.
La partecipazione al progetto di Paesi che in tali vicende ebbero ruoli molto diversi – di aggressore (l’Italia), aggredito (la Francia) neutrale, ma non senza un forte coinvolgimento per l’imponente richiesta di asilo (la Svizzera) – consente un approccio comparativo di grande portata, che mette in luce differenti punti di vista storiografici e museografici, con grandi potenzialità di apertura concettuale e di scambio di esperienze.
Il progetto si propone di sviluppare la ricerca, la produzione editoriale (portale Internet, CD-Rom, cataloghi e opuscoli), le attività espositive e didattiche su tre assi interpretativi principali:
- Le Alpi come luogo di culture e di circolazione delle idee;
- Le Alpi come frontiera;
- Le Alpi come luogo di rifugio.
Nella realtà della nostra provincia sono stati definiti tre territori di riferimento nei quali sono stati identificati e sono in via di essere attrezzati quasi una ventina di sentieri della libertà.
Essi si diramano attorno a tre aree geografiche: la valle dell’Erro attorno al comune di Ponzone con diramazioni verso Bandita ed Olbicella; la val Lemme nella zona della Benedicta e le valli Curone, Borbera e Spinti. Si tratta, come ognuno vede, dei luoghi in cui si sono svolti fatti tra i più rilevanti della vicenda resistenziale della nostra provincia.
In accordo con le istituzioni locali e con la collaborazione di gruppi di lavoro costituiti da partigiani, studiosi, testimoni locali delle vicende belliche, si è sviluppato un operoso lavoro di raccolta di testimonianze (che verranno pubblicate in forma cartacea o sulla rete mediatica), prodotti DVD e CD raccogliendo materiali originali e riutilizzando materiali già esistenti ma fuori dei canali di utilizzo da parte di studiosi o di lettori interessati; si sono infine definiti i sentieri per i quali è stato approntato un apparato di fruizione costituito da cartelli di carattere storico e turistico che accompagneranno i viaggiatori lungo le decine di chilometri di passeggiate, da depliants corredati di cartine e di sommarie ricostruzioni storico-antropologiche.
Nei comuni identificati come i referenti del progetto per le tre valli, ed esattamente i Comuni di Ponzone, Bosio e Cantalupo, sono in via di ultimazione, a cura dei Comuni e delle Comunità Montane, tre Centri di Documentazione. Questi Centri hanno il fine di favorire gli studi e gli scambi di informazioni, dare visibilità e rendere fruibile dal maggior numero di persone il grande patrimonio culturale conservato in queste regioni, materiale sparso su un territorio vasto e, data la sua conformazione fisica, non di facile e generale accessibilità.
I Centri di Documentazione dovranno costituire i punti di riferimento per le realtà locali sparse sul territorio, cui offrire assistenza tecnica e scientifica, sul versante degli studi delle tradizioni locali, dei loro legami con analoghe culture all’interno della stessa regione o in regioni finitime, della catalogazione degli oggetti, degli allestimenti museali, della formazione del personale.
I Centri potranno altresì costituire i punti periferici di una rete informativa a diffusione sovranazionale, attraverso la quale sia resa possibile la visibilità del patrimonio – materiale e immateriale – raccolto nei singoli musei o nei Centri stessi, la condivisione di metodologie, la formazione a distanza. Il compito dell’ Isral è fornire supporto scientifico e organizzativo alle istituzioni locali.
Il progetto, in questa sua prima fase, sta avviandosi alla sua conclusione. Esso ha consentito a dare impulso alle attività di ricerca storica, di trasmissione della memoria, di comunicazione e diffusione della stessa tra la popolazione, in primo luogo studentesca.
Giacché il progetto, come pare, verrà ripreso e ampliato per i prossimi anni sempre per impulso e finanziamento dell’Unione Europea, l’Istituto Storico darà certamente la sua disponibilità, accanto alle istituzioni locali, alla ripresa e all’ampliamento delle ricerche e dei lavori, che vedranno il coinvolgimento di altri territori della nostra provincia, raccogliendo le istanze delle comunità locali e restituendo ad esse la valorizzazione del loro passato, che è uno dei compiti fondamentali dell’ Isral, che da trent’anni ormai opera al servizio delle comunità e delle istituzioni.