Il Museo della Resistenza di Palazzo Spinola

Verso il nuovo museo della Resistenza e della vita sociale in Val Borbera “G.B. LAZAGNA” di Rocchetta Ligure

Dal 2006 l’Isral collabora con il Comune di Rocchetta Ligure al riallestimento del preesistente Museo della Resistenza nell’ambito del progetto La casa dei racconti, attraverso:

– la redazione dello studio preliminare a cura di Franco Castelli e Massimo Carcione;

– la ricerca di immagini e documenti nell’ambito dell’archivio Isral;

– la messa a disposizione dei materiali della mostra Aiuti dal Cielo e del DVD sulla Pinan-Cichero.

Per il museo di Rocchetta Ligure: appunti, riflessioni, linee guida
di Franco Castelli, Responsabile del Centro di Cultura Popolare “G.Ferraro”

Ricomporre e riorganizzare un Museo locale in una valle montana oggi (2006), significa fare i conti con una serie di problemi e di aspettative, che ineriscono direttamente con temi di grossa portata del dibattito culturale odierno, quali l’uso pubblico della storia, la trasmissione della memoria, il rapporto fra le generazioni, la coscienza della comunità, il senso dell’identità territoriale.

Dovrà essere decisamente abbandonato il modello vetusto di Museo campanilistico, geloso custode di anticaglie, ingenuo propositore e celebratore di “glorie” locali avulse dal confronto con la grande storia.

L’itinerario che deve compiere un museo locale oggi sarà quello dal “museo collezione” al “museo narrazione”: dove si assiste insomma al passaggio dall’esaltazione del valore materiale e patrimoniale degli oggetti alla messa in valore di materiali diversi, anche umili e quotidiani, di scarso valore di per sé, ma carichi di affettività, in grado insomma di parlare, di raccontare la storia, o le storie, di una comunità.

Musei delle identità locali, capaci di produrre emozione e sentimenti di appartenenza, luoghi privilegiati di riconoscimento delle comunità che li hanno prodotti. Il museo locale diventa luogo significativo di identificazione nel momento in cui contestualizza gli oggetti che rappresenta, crea il loro significato simbolico e diffonde questo significato nella società. Il museo assume un valore sociale però soltanto se è, oltre che luogo di conservazione, anche istituto di ricerca, laboratorio scientifico e fattore di animazione e diffusione culturale.

In questo Palazzo Spinola di nobile fattura e di antica origine, la sfida è quella di realizzare un Museo della Resistenza e della Vita sociale di valle in cui la popolazione locale si riconosca e in cui il visitatore esterno, studioso o semplice turista, possa ricavare stimoli e suggestioni culturali non effimere.

La sua intitolazione sociale, inoltre, induce a concepire e illustrare questi due momenti (Resistenza e Vita di valle) senza artificiose separatezze, in modo congiunto e intrecciato, mostrandone le profonde implicazioni senza per questo cadere nella retorica celebrativa o negli ideologismi, ma indicando correttamente sia gli elementi di coesione e solidarietà, sia quelli di eventuale frizione.

Il Museo di Rocchetta come museo del territorio, per il territorio, dovrà considerare al centro della sua proposta la Val Borbera come area di osservazione particolarmente significativa, sia per il contesto geografico, sia per il contesto storico-antropologico.

Per introdurre correttamente il visitatore a comprendere questa realtà territoriale, sarà bene iniziare il percorso con alcuni cartelli riportanti esempi di cartografia storica, per illustrare la realtà di area di frontiera e di transito della Valle. Una terra di confine, attraversata dai confini politico-amministrativi di quattro province (AL, PV, PC, GE): confini che da sempre uniscono, invece di separare.

L’Alta Val Borbera, come le altre valli adiacenti, “terre di tenaci radicamenti e di transiti millenari, tra Mediterraneo e Padania, per solchi vallivi e vie marenche, dal porto di Genova per le vie del sale, o dalle alte valli verso le terre d’acqua del Vercellese e della Lomellina, migrando verso stagioni d’esili e pur essenziali guadagni, la trebbiatura, la monda, la pilatura del riso” (Paolo Ferrari, Giacomo Jacmon Sala: 9).

Sarà importante fornire, sulla base delle ricerche sinora compiute su questa area geografica (v. Bibliografia in Appendice), alcuni elementi essenziali per comprendere la storia di questo territorio e della gente che lo ha abitato e che lo abita.

Sezione museale VITA SOCIALE DI VALLE

Montagna, campagna povera, area di sottosviluppo, area di fuga, “mondo dei vinti”?
Il mito dello sviluppo industriale e tecnologico ha condotto al disinteresse e al disprezzo per il mondo contadino e la sua cultura tradizionale.

Per un Museo come questo di Rocchetta diventa imprescindibile riaffermare l’importanza di recuperare e rivalutare il ricchissimo patrimonio di saperi, credenze, valori, ritualità, espressioni dialettali e tradizionali: dai proverbi alle favole, dai canti alle usanze, dalla religiosità alle superstizioni, dagli usi alimentari alle feste.

In questo senso, il Museo dovrà essere pensato come centro promotore di ricerche, interagendo sinergicamente con il già esistente Centro di documentazione La Casa dei Racconti. Si dovrebbe costituire un’ equipe di collaboratori (tra cui è importante vi siano anche insegnanti delle scuole di valle) al fine di impostare e avviare, con la consulenza dell’Isral-Centro di cultura popolare, un piano di ricerche sulla cultura orale e sulla cultura materiale della popolazione dell’Alta Valle, così ripartito:

• IL LAVORO
• LA VITA QUOTIDIANA
• LA SOCIALITA’
• LA RITUALITA’
• LA RELIGIOSITA’
• IL DIALETTO
• LA CULTURA MATERIALE (con particolare attenzione al rapporto Parole e Cose)
• L’ALIMENTAZIONE
• VIE DI COMUNICAZIONE E COMMERCI
• L’EMIGRAZIONE

Su questi temi si dovrà lavorare soprattutto attingendo alla memoria vivente degli anziani abitanti della valle mediante interviste magnetofoniche o audiovideo, e dunque prevedendo la creazione di un Archivio audiovisivo dove confluiranno le testimonianze sulle condizioni di vita e di lavoro della gente borberina nel secolo scorso, “prima che scenda il buio”, salvaguardando cioè il ricordo di un modello di vita tradizionale in via di estinzione.

Sin da ora, comunque, su ognuno dei temi sopra proposti, è possibile enucleare immagini, parole e suoni tratti sia dai fondi fotografici già reperiti (v. elenco in Appendice), sia da pubblicazioni come dalle registrazioni originali dell’Archivio sonoro del Centro Ferraro (Fondo Castelli).

Il sottofondo sonoro di tale presentazione, che dovrà essere efficace e suggestiva, non potrà che essere composto da Musiche e canti popolari delle quattro province, cioè da quel ricco repertorio di musica etnica (in particolare balli eseguiti da piffero e fisarmonica e, prima, cornamusa appenninica) reperibile nei numerosi dischi che la ricerca etnomusicologica ha prodotto negli ultimi decenni e che viene tuttora riproposto da gruppi folk contemporanei (in particolare, per i canti, si segnalano le freschissime “Voci libere di Cosola” nel CD Vieni oi bella, Canti di tradizione orale dell’alta Val Borbera, a cura dell’Associazione Musa, Musiche canti e danze tradizionali delle Quattro Province).

Sezione museale RESISTENZA

Guerra e Resistenza: tragedia e riscatto.

E’ un dato storico ormai assodato che la resistenza in montagna, sarebbe stata insostenibile senza l’appoggio della popolazione. Fondamentale sarà dunque illustrare non solo gli aspetti militari della lotta di liberazione (battaglie, rastrellamenti, rappresaglie, colpi di mano ecc.), ma anche l’essenziale contributo fornito dalla gente di montagna (uomini, donne, vecchi, bambini), evidenziando così la stretta relazione fra guerra partigiana, territorio, società civile.

Sarà significativo evidenziare il peculiare rapporto determinatosi fra resistenti “con le armi” e resistenti “senza le armi”, fra resistenza armata e resistenza civile (in questo senso, consultare il catalogo della mostra regionale per il 50° della Resistenza: C. Dellavalle (a cura di), Con le armi senza le armi. Partigiani e resistenza civile in Piemonte (1943/1945), Mostra a cura degli Istituti storici della resistenza del Piemonte e dell’Archivio nazionale cinematografico della resistenza, Regione Piemonte, Torino, Agorà, 1995).

Sono molti gli episodi locali del drammatico periodo 1943-45 che confermano questa solidarietà, culminante nella battaglia di Pertuso, in cui contadini e partigiani combatterono fianco a fianco contro i nazifascisti nell’estate 1944, battaglia che rappresentò il vero atto di riscossa del movimento di liberazione dopo la tragedia della Benedicta.

Appunti per l’allestimento della Sezione Resistenza

Mappatura della Valle, con posizionamento delle formazioni partigiane (e luoghi di scontri, lanci, episodi particolarmente significativi, zone libere, ospedali partigiani ecc.). Per indicare l’evoluzione dell’esercito partigiano, si può pensare a due carte: una con la situazione esistente nell’estate-autunno 1944 e una con la situazione nell’aprile 1945.

Il Museo dovrà servire anche a valorizzare i molti luoghi della memoria sparsi nella valle, dal Ponte Rotto alle Strette di Pertuso al monumento a Fiodor, proponendo ai suoi visitatori una gamma di percorsi utili a svelare il rapporto stretto fra territorio montano e lotta partigiana. Si vedano in tal senso i “Sentieri della libertà” tracciati in tutta la valle dal progetto Memoria delle Alpi e segnalati con apposita cartellonistica.

Cronologia degli anni 1943-45

Esposizione di materiali e documenti originali: dalle armi alle divise, dai mezzi di ricetrasmissione (radio, telegrafo) ai “buoni di requisizione”, alle tessere ecc.

Pannelli con manifesti, volantini, “giornali murali”

Se vogliamo che il Museo parli ad un pubblico eterogeneo e susciti l’interesse dei giovani, dovremo ripensare e rinnovare i modelli di presentazione, adottando linguaggi e forme di comunicazione adeguati ai tempi, facendo quindi largo uso di strumenti fotografici, cinematografici e multimediali.

Foto d’epoca (archivi fotografici Isral, ANPI di Tortona e Novi Ligure ecc.): alcune in proiezione, altre in gigantografie in punti di forte impatto visivo, tali da comporre un percorso, scandito da ben precisi momenti della vita partigiana, tipo:

  • Le prime bande;
  • I distaccamenti e le loro sedi;
  • Autorappresentazioni: ritratti singoli / ritratti di gruppo;
  • La quotidianità partigiana: esercitazioni / turni di guardia / corvées / il rancio / l’igiene;
  • La guerriglia: azioni, sabotaggi, colpi di mano, rastrellamenti, fughe;
  • Le battaglie: Pertuso (24 agosto 1944), Mongiardino Ligure (11 ottobre), Cantalupo Ligure (2 febbraio 1945);
  • Rapporti con la popolazione: partigiani e contadini;
  • La zona libera e la Giunta comunale di Rocchetta Ligure (ottobre 1944-aprile 1945);
  • Il Comando della VI Zona (Carrega);
  • Le missioni alleate;
  • I lanci;
  • La resistenza civile: “patrioti” e staffette;
  • La Liberazione;
  • I caduti : funerali partigiani;
  • La memoria: cippi, lapidi, monumenti, sacrari.

Alle immagini si potranno accostare, in funzione descrittiva ed evocativa, brani tratti dalla memorialistica partigiana, da diari, lettere, poesie, oppure da testimonianze orali.

Video d’epoca di don Giuseppe Pollarolo, Momenti di vita partigiana, girato nel marzo 1945 in Val d’Aveto, Val Trebbia, Val Borbera, con commento del parroco di Rondanina (Ge) (versione VHS in Archivio video Isral; versione digitale ? in ANCR, Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino).
(“Nei loro continui giri in tutti i distaccamenti, i cappellani raccolsero dati per la storia partigiana, e don Pollarolo girò pure un interessante documentario cinematografico”, Lazagna, Ponte rotto, 1975: 103)

Video dell’Archivio centrale di Mosca, Poletaiev. Lo chiamavano Fiodor, regia di Lisakovic, 1963

Testimonianze orali:
Interviste a testimoni, dalla ricerca di Borioli-Botta sulla Pinan-Cichero

Interviste audio e video a G.B. Lazagna (Carlo)

Canti partigiani: dal CD Chicchirichì e da registrazioni originali

Rapporto con le Scuole

Per far vivere il Museo e farlo lievitare, ci sembra essenziale pensare non solo ad una fruizione attiva da parte delle scuole della valle (e a Rocchetta converge l’utenza scolastica di ben sette Comuni borberini), ma anche ad un loro coinvolgimento diretto nel farsi del Museo, mediante ricerche coordinate e programmate, con periodici momenti di incontro e di confronto con storici e operatori della Sezione Didattica dell’Isral.

Un esempio: l’Isral sta cercando di censire, a livello provinciale, i luoghi della Resistenza (lapidi, cippi, monumenti ai caduti, rifugi, case di latitanza, sentieri partigiani ecc.) nonché di compilare un “albo d’onore” con nominativi e schede biografiche (con foto) dei combattenti 1943-45. Coinvolgere insegnanti e ragazzi della Valle in questa indagine a tappeto creerebbe una sinergia interessante, con un utile scambio di informazioni e un positivo interessamento delle famiglie.

Sarà importante attivare sinergie con Associazioni culturali locali, Biblioteche, Pro Loco, altri Musei di interesse locale, nonché altre iniziative volte a valorizzare il patrimonio storico-culturale dell’area in oggetto (v. Progetto Interreg Memoria delle Alpi con Centro Rete di Valle di prossima apertura a Cantalupo Ligure, Progetto GAL, Museo dei Musei ecc.).

  • ANPI Val Borbera (segretario Giovanni Curato, 0143.917257);
  • ANPI Novi Ligure (Franco Barella, 0143.2946);
  • ANPI Tortona;
  • Comunità Montana Valli Borbera e Spinti (Assessore al turismo Roberta Daglio, 340.0061421; Assessore alla cultura, Annalisa Fiori);
  • Associazione Musa, Musiche canti e danze tradizionali delle Quattro Province, Cosola (Adriano Angiati, 0143.744937; Paolo Ferrari, 368.7703336);
  • Associazione Roba da streje, Cabella Ligure (presidente, Mara Montessoro);
  • Associazione culturale sorlese Il Castello, Sorli (fraz. di Borghetto Borbera)(prof. Paolo Poggio, 0143.322498);
  • Compagnia dialettale “A. Arrighetti”, Borghetto Borbera (pres. Vittore Cosola, 0143.69209);
  • Volpara (fraz. di Albera Ligure), Museo della vita contadina (da 1999: testimonianze del mondo rurale raccolte nella cantina di una vecchia trattoria: oggetti della casa e dei campi. Per info: Municipio, 0143.90451; referente: Vittorina Vergagni, 0143.90051);
  • Carrega Ligure, Museo della cultura popolare Alta Val Borbera (preside Malucelli, Scuola media di Gavi, 0143.642781; don Luciano Maggiolo, 0143.919959; Pierguido Carretta, 0143.637155; 348.7114788) I cicli del grano, delle castagne e del fieno, e la vita quotidiana sulla montagna della Val Borbera, raccontati dagli oggetti esposti nella canonica parrocchiale;
  • Lunassi (fraz. di Fabbrica Curone), Museo della cultura contadina di valle, presso Circolo Lunassese (0143.82256);
  • Morigliassi (fraz. di Fabbrica Curone), Museo della civiltà contadina (Mauro Bracco, 348.5932739, mbracco@scb.it);
  • Museo contadino di Pej (PC);
  • Museo partigiano di Propata (GE) www.appenninogenovese.it/museipropata.asp ; Comune, 010.945910;
  • Centro Etnografico di Casanova Staffora (S.Margherita Staffora, PV) (Stefano Valla, 02.66302615);

Il nuovo allestimento del Museo di Rocchetta Ligure, sulla base delle premesse sopra riportate, intende far sì che si adempia l’auspicio pronunciato da Antonio Gibelli (docente di storia contemporanea presso l’Università degli studi di Genova) il 25 gennaio 2003 nell’orazione funebre per Giovanni Battista Lazagna “Carlo”:

“ Rocchetta è stata – e sono certo che continuerà a essere – un luogo di incontro fisico e ideale per molti ex partigiani e studiosi, un luogo di conservazione e anche di elaborazione critica della memoria, un luogo in cui si mescolano la ricerca operosa e il piacere della solidarietà ritrovata. Quasi che il miracolo del partigianato – combattere per una causa giusta e stare bene insieme, gioiosamente – potesse ripetersi”.

VISITE:

Nell’orario di apertura degli Uffici Comunali (si prega di prenotare) – Via Umberto I, 26 – CAP 15060
Telefono 0143.90004 – Fax 0143.90478 Responsabile: d.ssa Debora BERGAGLIO