Sentiero n. 4 – Dalla Benedicta al ponte Nespolo, l’anello della Carossina e ritorno
Percorso segnato in gran parte ed indicato sulle cartine per quanto riguarda l’anello, con caratteristiche turistico – escursionistico – durata 4-5 ore
Motivazioni
Le cascine Merigo e la vicina cascina Moglioni costituiscono un esempio di sopravvivenza di attività agricole nella zona. La “Tana del Lupo “è una grotta naturale in cui trovarono provvisorio rifugio i partigiani del gruppo del Capitano Odino.
La Cascina Nespolo, con la vicina cascina Tobbio, fu ripetutamente sede di distaccamenti ed in particolare da un gruppo composto in prevalenza da russi e ex prigionieri alleati, un tempo famosa per i suoi castani da frutto. La Carossina posta, tra prati e boschi, in una importante e panoramica sella fu più volte sede di distaccamenti e comandi partigiani, Attraverso il passo della Dogliola sfilarono i superstiti della Banda di Voltaggio.
Il percorso rappresenta una delle vie di fuga tentate per sfuggire dal rastrellamento. ( Dalla Carossina si raggiungeva Molini di Voltaggio e traversato il Lemme la valle Scrivia) Anche la Preadoga fu zona di insediamento di gruppi di partigiani..Particolare bellezza per i suoi laghetti e pozze presenta il tratto di Gorzente che qui viene percorso.
Il Nespolo
Il Nespolo, cascina posta alle falde del Tobbio, in bella posizione, non lontana dal Gorzente e un po’ defilata tra boschi di castagne, offrì sin dagli inizi rifugio a gruppi di ex prigionieri russi. Luogo di rifugio e di passaggio per i collegamenti, costituì sempre un sicuro posto di appoggio per la Resistenza.
Subito dopo i rastrellamenti della Pasqua 1944 i russi sbandati, ma rimasti in zona, ricominciarono a collegarsi , sotto l’impulso di Arrigo e di altri partigiani della Val Lemme, gravitanti sui Mulini e nella zona del Leco. L’8 maggio 1944 si costituì infatti in forma ufficiale (con tanto di atto sottoscritto) la Banda Italo-Russa.
Nell’agosto la banda divenne ufficialmente distaccamento della divisione Ligure-alessandrina (poi Mingo) e il 30 agosto viene elevata a brigata, la “ Mazzarello”. In questa fase la cascina del Nespolo e la vicina Cascina Tobbio, posta un poco più in alto, diventò sede del comando.
Quando esso si spostò verso la cascina Castiglione, in quanto la brigata gravitava tendenzialmente più verso la Val Lemme, il passo della Bocchetta e la zona della Polcevera a ridosso di Genova, il Nespolo restò sede di distaccamento e a fine settembre vi erano nella zona un centinaio di uomini di cui 80 russi.
Dopo la partenza del grosso della brigata verso la zona dell’Orba, la cascina restò sempre punto di riferimento per i partigiani, punto di raccordo e di sosta grazie alla generosità che Gigi, il contadino del Nespolo, mostrò sempre. Vi si tennero incontri, vi furono ricoverati feriti e vi sostarono i distaccamenti e le squadre della nuova brigata Pio.
A liberazione oramai quasi completata la cascina Nespolo fu ancora protagonista di un ultimo episodio. Gruppi di tedeschi irriducibili, in generale SS, dopo la sconfitta e la liberazione di Genova e dei principali centri della zona, cercarono verso Capanne di Marcarolo, di fatto sguarnite essendo i partigiani scesi a valle. Rastrellati da alcune squadre, essi ripiegarono sulla cascina del Nespolo dove il 30 aprile vennero a trovarsi radunati circa 60 tedeschi potentemente armati.
Arrigo, il comandante della Pio, di passaggio dai Molini, venne informato della situazione e dispose per inviare tramite Tugnin, il contadino della Carossina, un ultimatum e per la mobilitazione delle squadre disponibili in zona al fine di intercettare il gruppo. I tedeschi rifiutarono e cercarono di spostarsi verso la costa della Carossina. Successivamente vennero intercettati sulla Costa di Castiglione. Ben armati, riuscirono ancora a sganciarsi; finirono però per arrendersi alle ore 16 del 1 maggio a Voltaggio, ultimo episodio di una lunga lotta.
La Carossina
La cascina Carossina, di antica origine, è posta su di una sella prativa a cavallo tra le valli del Gorzente e del Lemme. In stupenda posizione panoramica tra il Tobbio, il Leco, le Figne e la costa di Castiglione, è zona ideale per l’allevamento,oltre che per il consueto sfruttamento del bosco, ed ancora oggi deve ad esso il suo buono stato.
Proprietà degli Aquarone, all’epoca della Resistenza vi viveva e riusciva a trarne sostentamento una famiglia contadina composta da una dozzina di persone. Abbandonata negli anni sessanta, è oggi, un poco restaurata, utilizzata saltuariamente per l’allevamento.
Ben visibile da molte parti è per questo punto di riferimento per orientarsi nella zona , ma anche troppo visibile per essere sede permanente di comandi.
La Carossina, frequentata dai resistenti sin dai primi giorni della lotto partigiana, fu sempre punto di passaggio, sosta e rifugio sia nei momenti tristi che in quelli migliori e Tugnin, il contadino, fu sempre amico sicuro e generoso.
All’epoca dei fatti della Benedicta vi si trovava un squadra e vi trovò rifugio Merlo nella sua manovra di sganciamento dal rastrellamento.
Dopo lo sbandamento, nella fase di costituzione della Banda Italo-russa, alla Carossina vi furono ospitati i russi. Durante la fase di permanenza in zona della brigata Mazzarello, la cui sede di comando era al Nespolo, la Carossina divenne sede di distaccamento e tale rimase anche quando il comando fu trasferito alla cascina Castiglione, poco al di sotto, ma più protetta.
Anche dopo il trasferimento della brigata, e la sua dissoluzione a seguito delle battaglie di Olbicella e Pian Castagna, alcune squadre o gruppi di partigiani vi si appoggiarono nei loro movimenti. La successiva costituzione della Brigata Pio, che gravitò di preferenza in Val Lemme e Val Polcevera, non fece calare l’importanza di questa cascina nei movimenti di collegamento.
Al suo contadino il 30 Aprile venne affidato da Arrigo, il comandante della Pio, il compito di portare un ultimatum di resa ad un forte gruppo di tedeschi che si era rifugiato al Nespolo deciso a resistere. E sulla costa Castiglione, tra la Carossina e Voltaggio, avvenne ,ed era già il primo Maggio, l’ultimo scontro della Resistenza nella zona.
La Preaduga
La cascina Preaduga è posta in prossimità dell’incrocio tra i sentieri che provengono dalla Val Lemme (Cascina Carossina), dai monti Leco ,Figne, Taccone e il sentiero che scende dai laghi del Gorzente e un guado che collega con il sentiero pure proveniente dal Gorzente, ma che corre sul lato sinistro del torrente ed è a sua volta collegato ad altri sentieri. In prossimità della cascina si trovava una passerella, crollata qualche tempo fa, che facilitava l’attraversamento.
Un punto di passaggio importante e piuttosto isolato al tempo stesso.
La cascina, come le altre della zona, era legata allo sfruttamento del legname e dei frutti del bosco e si basava su di una agricoltura di sussistenza appena sufficiente al sostentamento della famiglia contadina che la abitava. Abbandonata nel dopoguerra è stata di volta un volta rioccupata saltuariamente.