Alessandrini alla Comune di Parigi (1871)
Paolo Scarafia di Alessandria, Giacomo Maria Caviglia e Giovanni Ferrari di Casale sono i nomi dei tre lavoratori alessandrini emigrati in Francia che 150 anni fa parteciparono alla Comune, rivolta del popolo di Parigi che, di fronte allo sfascio del Secondo Impero e alle sconfitte militari nella guerra franco-prussiana, osò sfidare il potere borghese dandosi la prima forma di autogoverno di stampo socialista libertario.
Poco si sa di loro, arrestati e forse spariti nella spaventosa “settimana di sangue” (21-28 maggio 1871) che represse la Comune di Parigi, con la spietata esecuzione di una cifra tra i 20 e i 30mila Comunardi e l’arresto di altri 38.000, di cui migliaia deportati nella Nuova Caledonia.
150 anni fa, quel primo governo della classe operaia europea accese un dibattito molto vivo anche sulla stampa alessandrina, sui giornali di diverso orientamento (ben più numerosi e vivaci di oggi!): in particolare, L’ECO DEL TANARO, bisettimanale monarchico e conservatore, L’OSSERVATORE di ALESSANDRIA, settimanale di centro, e L’AVVISATORE ALESSANDRINO, bisettimanale filorepubblicano e perciò “di sinistra”.
Il nome più famoso è quello di Amilcare Cipriani, ma poco si sa degli altri italiani che parteciparono alla Comune di Parigi. C’erano i garibaldini, i reduci dell’Armata dei Vosgi, la cui colorita presenza nella capitale francese alla vigilia della rivolta suscitava le manifestazioni di simpatia della popolazione. Erano invece oggetto dell’odio profondo di conservatori e clericali: li consideravano sovversivi, “eretici e scomunicati” e li temevano per la collaudata preparazione militare. All’insurrezione di 150 anni fa presero parte molti altri italiani, non sempre combattendo sulle barricate. Alcuni vennero chiamati a ricoprire incarichi “civili”, altri prestarono servizio negli ospedali e nelle ambulanze. Accanto a quelli che potremmo definire “rivoluzionari professionali” troviamo anche medici, scultori, musicisti. C’erano diversi oriundi, cittadini francesi figli di italiani, e soprattutto tanti emigrati, che aderirono alla rivolta non per convinzione ma per necessità, per provvedere al sostentamento della famiglia. Attraverso percorsi diversi, nella primavera del 1871 si ritrovarono tutti a Parigi e pagarono con il carcere, la deportazione, anche con la vita.
Il volume di Giuseppe Sircana, A Parigi! A Parigi! Italiani alla Comune (Biblion, 2021) cerca di portare alla luce questo contributo di italiani al primo tentativo di governo operaio della storia europea, mentre io allego il ritaglio del secondo articolo che nel 1976 avevo dedicato alla ricerca su echi e commenti della stampa alessandrina a quell’evento che aveva fatto tremare tutti i governi borghesi d’Europa.